giovedì, agosto 16, 2012

La giostra, icona metaforica nella poesia di Marella Giovannelli (di Maria Elvira Ciusa)

Grazie a Maria Elvira Ciusa, critica letteraria e d'arte, per questa sua recensione della mia raccolta di poesie intitolata "Il giostraio a riposo". *** La giostra, icona metaforica nella poesia di Marella Giovannelli *** Chi conosce per la prima volta Marella Giovannelli viene subito colpito dalla sua esuberante fisicità che trova espressione in un’affascinante creatività manifestata nei vari campi della scrittura. Ho letto i suoi racconti, l’ho vista presentare programmi televisivi, fare la fotografa, scandagliare eventi storico-archeologici, dedicare le sue passioni soprattutto al giornalismo, sua attività principale, ma non conoscevo le sue poesie. E' uscito per le edizioni della Torre la raccolta di versi intitolata “Il giostraio a riposo”, presentata da Bachisio Bandinu con illustrazioni astratte ed evocative del pittore Lino Pes. Si tratta di riflessioni poetiche sui quattro elementi del nostro universo: Fuoco, Terra, Acqua ed Aria, come sottolinea la stessa Marella nella sua nota introduttiva. “Ai serpenti della memoria”viene sottratto il veleno perchè i ricordi non devono impantanarci nella nostalgia, possono solo diventare forme di conoscenza di un presente che va vissuto fino allo spasmo per assaporare fino alle radici l’essenzialità dell’uomo fatta di anima e di materia. “Il muro dell’indifferenza si sgretola” dinanzi ai pensieri liberi di agire e di riscattare l’uomo dai vincoli della solitudine. “I sogni sono morti tra ossa di emozioni e pietre sciolte”. Nessun legame deve coartare il desiderio di libertà e lo sguardo che sa cogliere le forme poetiche della natura nelle pietre sciolte, nel vento, altro leitmotiv della poesia di Marella, nel mare immenso grembo protettivo ed evocatore di favole belle e di riflessioni profonde sull’esistere. In tutta questa ricchezza di motivi il tema dominante rimane l’amore, come forma di conoscenza, dell’unica e sola possibilità che ci è data di ascoltare e vedere l’essenzialità dell’utilità del vivere. Scrive Marella.” Il mo cammino porta alle rocce/ tra le sculture di mare e di vento/affido all’eco messaggi segreti/ vivo il buio mistero degli anfratti”. I sensi sono pervasi dalle forze energetiche che la terra emana, esaltati dall’arte che interpreta le “sculture di mare e di vento”. Nella poesia intitolata “Silenzio”, dall’ “Isola fiera di querce e graniti”, Marella assapora l’odore del “muto” silenzio e rifugge dalle “inutili voci”. Si dice che l’eros è senza dimora a-oikos, nel suo slancio vitale non pacifica gli animi, anelanti alla quiete impossibile, perché il fine è quello di amare ciò che ci manca. Ma nella vita degli uomini non può esserci privazione di “sentire amore” anche quando questo sentimento ci pervade, s’accampa e occupa la mente e ci toglie talvolta il respiro. Ma fa parte del gioco della vita di chi –dice Marella- sulla “giostra è appena salito, a chi ancora gira e a chi è già sceso”. Ognuno di noi, a un certo punto della propria esistenza, per motivi diversi, può sentirsi giostraio a riposo, che non ha smesso però di interrogarsi sui sentimenti, sulla natura del bene e del male, sulla singolarità dell’amore che ci unisce all’universale e che forse solo i poeti sanno sentire ed esprimere con il linguaggio proprio, ricco di metafore e di fantasmi evocativi. Le intermittenze del cuore nella poesia di Marella sono fatte di luce, di vento, di mare, di solitudini ispiratrici di favole arcaiche e nuove storie che rafforzano il voler “volar via” come “rondine inquieta e falco solitario lontano da gabbie e padroni”.
Maria Elvira Ciusa